Legambiente ha presentato, oggi in occasione dell’audizione in Prefettura con i rappresentanti delle Commissioni Ambiente e Industria del Senato - le sue proposte di emendamento al decreto 61 - il cosiddetto salva Ilva bis - che sarà a breve discusso al Senato, chiedendo profonde modifiche a tutela della salute e dell’ambiente. “Il Decreto 61, che andrà in discussione al Senato nella versione modificata in senso peggiorativo dalla Camera dei Deputati, rischia di diventare la pietra tombale del risanamento degli impianti se non verrà profondamente emendato. Nel testo in discussione si conferma ancora una volta, infatti, l’uso di particolare solerzia e sensibilità per i provvedimenti che garantiscono l’azienda e la produzione mentre si posticipano, se non si omettono del tutto, le attività a difesa della salute e dell’ambiente” ha commentato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.
Secondo l’associazione ambientalista la vicenda Ilva sta producendo una legislazione straordinaria in campo ambientale che rischia di modificare i capisaldi dell’attuale normativa ambientale senza la dovuta consapevolezza degli effetti che potrebbero prodursi nel nostro Paese a scapito della difesa dell’ambiente e della salute, della trasparenza delle procedure e dei contrappesi democratici a garanzia dei cittadini. Tale legislazione straordinaria sembra andare nel senso di un ulteriore intollerabile allungamento dei tempi di attuazione delle prescrizioni imposte dall’AIA e di un depotenziamento - se non proprio della eliminazione di strumenti e figure, come la Valutazione del Danno Sanitario o il Garante - che garantivano salute e ambiente fungendo da contrappeso alla potenza di fuoco messa in campo dall’Ilva e da Federacciai in questa vicenda.
Altrettanto grave per Legambiente sarebbe la proposta di emendamento apparsa in alcune indiscrezioni di stampa che, dopo sette anni di lavori e le contestazioni dell’Unione Europea, abolisce l’iter di discussione e approvazione dell’Aia per discariche, acque e rifiuti, prescrivendo che la stessa Aia per questi settori dell’Ilva sia concessa entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, evidentemente senza alcuna possibilità di confronto con i portatori di interesse. Anziché accelerare il normale procedimento per giungere a un’Aia efficace e corretta, si bypassano le procedure, senza tener conto della convenzione di Aarhus cui pure si fa appello nel decreto e il coinvolgimento dei cittadini.
Legambiente chiede che il decreto sia profondamente modificato a tutela della salute e dell’ambiente di Taranto. “I cittadini non si fidano più dei loro rappresentanti, perché le loro decisioni sono troppo spesso prese sulla loro pelle. Questa è veramente l’ultima occasione per dare una svolta alla drammatica situazione di Taranto e a decenni di omissioni e protezioni nei confronti del polo siderurgico. Il Senato non perda questa occasione” conclude l’Associazione.